FIV Felv, malattie da retrovirus del gatto

Patogenesi, diagnosi, cure

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  1. sandy13
     
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    MALATTIE DA RETROVIRUS DEL GATTO (FeLV/FIV)

    EZIOLOGIA

    I RETROVIRUS sono RNA virus a singola elica contenenti la trascriptasi inversa, enzima che consente la sintesi di DNA a partire da un modello di RNA. Nel gatto sono stati riconosciuti 5 retrovirus, i più importanti dei quali sono il virus della leucemia felina (FeLV), il virus del sarcoma felino (FSV) e il virus dell’immunodeficienza felina (FIV), i soli che si associano a manifestazioni cliniche significative.

    PATOGENESI DELL’INFEZIONE DA VIRUS DELLA LEUCEMIA FELINA

    Il virus della LEUCEMIA FELINA è molto labile e viene distrutto in pochi minuti dagli agenti atmosferici. Di conseguenza la via di contagio più comune è rappresentata dal contatto con i liquidi organici infetti, principalmente la saliva, sebbene l’infezione possa trasmettersi, seppur raramente, attraverso le ferite da morso e le trasfusioni di sangue. Il contagio può facilmente avvenire tramite il latte materno. Dopo il contagio oronasale, il virus si replica inizialmente a livello delle tonsille e dei tessuti linfoidi locali, poi si distribuisce al sistema linfoide, al midollo osseo, all’epitelio della mucosa intestinale, respiratoria ed alle ghiandole salivare (fase viremica). Questo processo dura 2-4 settimane. Se il virus si localizza a livello di midollo osseo è possibile l’insorgenza di un’infezione latente.
    A seguito della risposta all’esposizione al virus, i gatti possono essere inquadrati in una delle seguenti categorie:

    1) con viremia persistente (progressione)
    2) con viremia transitoria (regressione) – infezione latente
    3) con viremia transitoria (regressione) – estinzione dell’infezione.

    Esiste poi un quarto gruppo di gatti, composto da animali con abitudini sociali solitarie, che non vengono esposti ad un numero di particelle virali sufficiente a determinare l’infezione; questi soggetti sono non infetti e non immuni e, quindi risultano sensibili all’infezione da FeLV.

    Circa il 33% dei gatti esposti al virus sviluppa una viremia persistente e manifesta i segni clinici delle patologie correlate all’infezione che determineranno la morte della maggior parte di questi soggetti entro 3-5 anni dal momento della diagnosi iniziale a causa delle malattie indotte dal virus.
    Il restante 66% resiste allo sviluppo della fase viremica persistente, probabilmente per la rapida ed efficace risposta immunitaria umorale che consente di neutralizzare il virus. Nei gatti transitoriamente infetti generalmente l’infezione si risolve in 4-6 settimane dopo l’inoculazione (estinzione dell’infezione).
    Il 33% circa dei gatti con viremia transitoria non è in grado di eliminare tutte le cellule infette entro le 4-6 settimane e sviluppa un’infezione latente. In questo caso il virus rimane “nascosto” a livello midollare e può essere “riespresso” (sviluppo di una nuova fase viremica) in seguito a determinati stimoli o trattamenti corticosteroidi. Nei gatti con infezione latente l’infezione si estingue generalmente nell’arco di 3 anni. I soggetti con viremia transitoria non sviluppano le patologie FeLV-correlate.

    PATOGENESI DELL’INFEZIONE DA VIRUS DELL’IMMUNODEFICIENZA FELINA

    La patogenesi dell’infezine da FIV differisce da quella precedentemente descritta per il FeLV in quanto l’infezione sembra persistere per tutta la vita del paziente. Per questo aspetto il FIV può essere paragonato al virus dell’immunodeficienza dell’uomo (HIV). La trasmissione avviene principalmente attraverso le ferite da morso ed è quindi più frequente tra i gatti maschi che vivono all’aperto o che hanno la possibilità di uscire da casa; il virus non è caratterizzato da un’elevata contagiosità, quindi la presenza di più gatti nello stesso ambiente domestico non aumenta la probabilità di contagio a condizione che non lottino tra loro.
    Dopo 4-5 settimane dall’inoculazione sperimentale si osserva la comparsa di febbre e di una neutropenia persistente per 1-9 settimane. Si rileva inoltre una linfoadenopatia generalizzata che persiste per 2-9 mesi. Questo virus non è un classico “produttore” o “eliminatore” di particelle virali in quanto solitamente provoca la morte della cellula infetta; di conseguenza l’antigene virale circolante, in quantità limitata, non può essere individuato mediante i comuni metodi diagnostici. In molti casi l’infezione da FIV è asintomatica e non si sviluppano forme patologiche FIV correlate letali.

    DIAGNOSI DELLA FeLV E DELLA FIV

    Per diagnosticare le infezioni da FeLV esistono fondamentalmente 2 tipi di test: quelli che rilevano la viremia cellulo-associata (immunofluorescenza) e quelli che rilevano la viremia siero-associata (Elisa). Quest’ultimo esame può essere eseguito su campioni di liquido lacrimale e saliva. L’esecuzione dell’immunofluorescenza (IFA) è limitata ai centri di ricerca e ad alcuni laboratori, mentre l’Elisa è comunemente effettuata nella maggior parte dei laboratori e a livello ambulatoriale. Il metodo Elisa è circa 100 volte più sensibile dell’IFA e solo raramente dà origine a falsi negativi; inoltre consente una maggiore precocità della diagnosi. Tuttavia fino al 30% dei gatti risultati positivi all’Elisa può non essere viremico, ma presentare un’infezione locale a livello delle ghiandole mammarie o salivari o dei relativi linfonodi regionali. In questi casi è consigliabile eseguire l’Elisa su campioni di liquido lacrimale o di saliva o, meglio ancora, sottoporre il soggetto ad un controllo dopo 6-8 settimane con l’Elisa o con l’IFA. Dopo 4-6 settimane, nei gatti con viremia transitoria, si assiste al fenomeno della sieroconversione, cioè i soggetti divengono FeLV-negativi; di conseguenza, in ogni gatto FeLV-positivo, l’esame andrebbe ripetuto dopo 6-8 settimane. In altre parole, nessun gatto dovrebbe essere soppresso sulla base di una singola positività al test.

    Il FIV non produce quantità di particelle virali sufficienti ad essere rilevate nel sangue o in altri fluidi mediante i test immunologici di routine. Per tale motivo, analogamente a quanto avviene nell’uomo per l’infezione da HIV, i test impiegati per diagnosticare l’infezione da FIV sono basati sul rilevamento degli anticorpi prodotti contro il virus. La sieroconversione si realizza quindi 2-4 settimane dopo l’infezione. La maggior parte dei kit diagnostici in commercio utilizza il metodo Elisa ed è estremamente sensibile: i risultati falsi-negativi sono rari, mentre false positivià possono verificarsi in circa un terzo dei gatti risultati positivi con il metodo ELISA. Le manifestazioni cliniche della sindrome da immunodeficienza acquisita felina comprendono: stomatiti, ascessi, piotorace, enteriti ed infezione delle vie aeree superiori, infezioni da microrganismi opportunisti, quali toxoplasmosi, emobartonellosi, criptococcosi; altre infezioni virali quali la peritonite infettiva felina.

    TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA INFEZIONI DA RETROVIRUS

    Di fronte ad un paziente con sospetta infezione retrovirale il clinico deve tenere presenti due punti: primo – se il gatto risulta FeLV-positivo con il metodo Elisa è essenziale accertarsi della presenza di una viremia persistente (cioè escludere la transitorietà della viremia) con la ripetizione del test dopo 6-8 settimane mediante metodo Elisa o IFA o eseguendo il test Elisa su campioni di liquido lacrimale o saliva. In questo periodo il gatto viene mantenuto in isolamento (non a contatto con altri gatti). Secondo – il risultato positivo del test anticorpale per il FIV deve essere confermato mediante Western blat, la positività del quale dimostra la persistenza dell’infezione.
    Al momento attuale non esiste una terapia in grado di eradicare efficacemente l’infezione. Studi sperimentali hanno consentito di ottenere la temporanea scomparsa del virus, ma l’infezione si ripresenta in seguito alla sospensione del trattamento.

    RACCOMANDAZIONI PER IL PROPRIETARIO

    Il veterinario deve adoperarsi per mettere al corrente il proprietario sulla possibile evoluzione della patologia. Il cliente, per esempio, deve sapere che l’infezione può decorrere asintomatica e che, nel caso si sviluppino patologie correlate all’infezione da retrovirus, queste possono essere adeguatamente trattate. Il cliente deve essere cosciente del fatto che il proprio gatto costituisce un pericolo per altri soggetti, soprattutto se infetto da FeLV, ed andrebbe quindi isolato. Se il gatto FeLV –positivo asintomatico vive da solo in casa, il proprietario dovrà istituire alcune misure preventive, senza per questo modificare il rapporto intrattenuto con l’animale. Se il gatto vive in casa, ma ha possibilità di uscire all’esterno, è consigliabile isolarlo in casa fino all’avvenuta conferma dello stato viremico dell’infezione da FeLV. Se il gatto vive in appartamento con altri gatti è preferibile isolarlo o, se ciò non è possibile, trasferirlo in un’altra casa. In altre parole, non esistono motivazioni di ordine medico o etico che giustifichino l’eutanasia di un soggetto FeLV o FIV positivo asintomatico, in quanto una certa percentuale di questi gatti può condurre una vita normale e morire in seguito ad eventi non correlati all’infezione retrovirale.

    PROFILASSI

    L’immunizzazione dei soggetti FeLV e FIV positivi è indicata in quanto essi rappresentano i principali candidati alle infezioni secondarie e opportunistiche. I gatti andrebbero isolati in modo da non avere contatti con altri soggetti. Il proprietario deve segnalare al veterinario qualsiasi segno clinico eventualmente insorto, in modo da trattare precocemente disturbi potenzialmente gravi. Inoltre deve essere in grado di esaminare le gengive (per evidenziare ittero o pallore delle mucose), di palpare i linfonodi e di controllare i caratteri della minzione e della defecazione del soggetto.

    TERAPIA DI DISTURBI SPECIFICI

    La presenza di un’infezione retrovirale non modifica il protocollo terapeutico di una qualsiasi condizione patologia neoplastica o non neoplastica. In aggiunta è consigliabile istituire un trattamento di sostegno adeguato. I soggetti affetti da linfomi o leucemie vengono sottoposti a chemioterapia e radioterapia. In presenza di un processo infettivo è necessario prelevare un campione da sottoporre ad esame colturale batteriologico e micologico e ad antibiogramma; in questi soggetti si riscontrano infatti con una certa frequenza forme batteriche e micotiche non comuni. Il ritardo nell’istituzione di una terapia antibiotica appropriata può causare un aumento significativo della morbilità e della mortalità.

    PROFILASSI DELLE INFEZIONI DA RETROVIRUS

    Per la trasmissione dell’infezione da FeLV e da FIV è necessario uno stretto contatto con un soggetto infetto in fase di eliminazione attiva del virus. Nel caso di FeLV è sufficiente un contatto casuale (per esempio toelettatura), mentre per FIV è necessaria la presenza di una ferita penetrante. Di conseguenza è molto improbabile infettarsi in seguito alla permanenza in un appartamento o in un ambulatorio veterinario.
    Il controllo delle abitudini del gatto rappresenta l’unica forma di profilassi nei confronti dell’infezione da FIV, in quanto non è attualmente disponibile alcun vaccino. Un gatto che vive in casa e non ha la possibilità di uscire all’esterno non sarà mai soggetto all’infezione da FIV (o da FeLV). Al contrario, sono disponibili vaccini per il FeLV; il veterinario e il proprietario spesso si domandano se vaccinare o meno il gatto per il FeLV. E’ piuttosto facile individuare i soggetti a rischio per l’infezione (animali che coabitano con soggetti FeLV-positivi, gatti che vivono all’aperto o che hanno la possibilità di uscire); questi soggetti andrebbero vaccinati in quanto il proprietario preferisce conferire al proprio animale una forma di protezione.

    In generale si ritiene che:

    - non è necessario vaccinare un gatto FeLV-negativo che vive in casa da solo, indipendentemente dal fatto che sia FeLV-positivo o negativo
    - non è necessario vaccinare un gatto FeLV-negativo che vive in casa con altri gatti FeLV negativi
    - è consigliabile vaccinare un gatto FeLV negativo che vive con uno o più soggetti FeLV positivi
    - è consigliabile vaccinare i gatti che vivono all’esterno o che vivono in casa ma hanno la possibilità di uscire.
     
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