DERMATOMICOSI o TIGNA

gatti, cani, roditori...

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  1. sandy13
     
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    Con una relativa frequenza si riscontrano nella pratica professionale di un veterinario le tigne o dermatomicosi dei carnivori domestici. Queste vanno sempre prese in considerazione quando compaiono delle aree prive di pelo sulla pelle dell'animale. Non particolarmente difficile risulta la loro diagnosi , mentre è ,invece, meno facile ottenere una guarigione celere e definitiva. Per la diagnosi il veterinario terrà in considerazione una serie di elementi di varia natura: epidemiologici: come il possibile contagio tra animali della stessa specie o specie diverse; l'eventuale trasmissione ai proprietari che talvolta diventano i reali testimoni della dermatomicosi animale; la predisposizione delle razze feline a pelo lungo. clinici : come la presenza di zone superficiali, caratterizzate da perdita di pelo estesa, bene spesso di forma circolare, raramente pruriginose, con squame sottili; talvolta a carattere infiammatorio. di laboratorio : esame del pelo mediante l'uso di una determinata lampada ( Wood ) con comparsa, in caso di esito positivo, di una fluorescenza giallo-verdastra; test colturali del micete, anche attraverso l'uso di terreni colturali di pronto impiego in ambito ambulatoriale; biopsia di aree cutanee sospette. Ardua può risultare la guarigione totale per una serie di motivazioni: tra i gatti esistono numerosi soggetti portatori di spore di funghi cutanei, ma che non presentano alcuna lesione apparente; il dermatofita nell'ambiente esterno dimostra una notevole resistenza e può riprodursi; la tigna è una micosi tenace, con il fungo che ,dopo aver invaso il follicolo pilifero, si estende in maniera centrifuga, contaminando i follicoli vicini e provocando la diffusione del processo patologico. Le micosi comportano un trattamento specifico e la loro prognosi è generalmente buona. Talora nel caso di forme generalizzate o recidive frequenti si può avanzare il sospetto che possano essere concomitanti affezioni generalizzate di altra natura, malattie immunodepressive ( FIV ), trattamenti prolungati con corticosteroidi, etc, che possono provocare una forma dermatofitica, caratterizzata da una prognosi non favorevole.

    I trattamenti terapeutici devono essere orientati ad arrestare l'estensione del processo , ad evitare la diffusione ad altri animali ed allo stesso proprietario, ad impedire la sopravvivenza del micete nell'ambiente esterno. Esitono in commercio diversi farmaci antimicotici ad azione fungicida, fungicida e/ fungistatica a seconda del dosaggio impiegato e solo fungistatici; tra essi potremmo citare prodotti come l'econazolo, il ketoconazolo, la griseofulvina, etc. In presenza di soggetti con manifestazioni cliniche apparenti dovremo distinguere tra forme localizzate, diffuse o recidivanti. Nel primo caso sarà opportuno tosare le zone colpite e distruggere i peli. Se le lesioni hanno un'estensione modesta e sono di piccole dimensioni, si può procedere all'applicazione quotidiana di un prodotto fungicida locale, procedendo dalla periferia verso il centro della lesione, e protraendone l'uso sino a dopo otto giorni dalla guarigione. Nel secondo caso, allorchè ci si trovi di fronte ad una tigna generalizzata o recidivante, sarà necessario tosare ampiamente le aree colpite, così da favorire l'applicazione del medicamento. Il trattamento potrà essere esteso su tutto il corpo due volte alla settimana per quattro settimane e nello stesso tempo verrà impiegato un prodotto fungistatico per via generale, così da eliminare gradualmente il micete man mano che sia ha la ricrescita del pelo. Da tempo nella cura di queste affezioni sono utilizzati farmaci come la griseofulvina, che il veterinario consiglierà somministrare durante i pasti per evitare il rischio di vomito. E' questo una sostanza terapeutica che può causare malformazioni negli animali in gravidanza e che non è consigliata nei soggetti con disturbi digestivi, nei quali può aggravare la sintomatologia gastroenterica, o nei gatti affetti dal virus dell' immunodeficienza felina.Anche il ketoconazolo ha trovato largo impiego, anche se non può essere impiegato in gravidanza e nel gatto può ingenerare effetti indesiderati quali perdita dell'appetito, vomito, i quali scompaiono con la fine del trattamento.
    Particolare attenzione si dovrà porre agli animali clinicamente sani che convivono con soggetti colpiti e che potrebbero ugualmente ospitare il fungo. In questo caso sarà opportuno chiedere al veterinario un accertamento diagnostico finalizzato alla ricerca del micete ed in caso di esito positivo procedere al trattamento farmacologico, secondo le indicazioni ricevute. Parimenti necessario risulta adottare provvedimenti di natura ambientale. Si dovrà,pertanto, lavare coperte e cuscini con acqua calda; pulire con notevole cura i luoghi in cui soggiornano gli animali; bruciare i peli; procedere ad una disinfezione ambientale mediante l'uso di prodotti mirati. Di fronte all'evento recidiva od all'i eventuale insuccesso della terapia attuata si possono avanzare alcune ipotesi, che i dermatofiti sono talora resistenti agli antimitotici; che ci si trovi di fronte ad uno stato di immunodepressione; che la cura con la griseofulvina non è stata sufficiente ad esempio per non avere seguito il giusto dosaggio, aver interrotto precocemente il trattamento subito dopo la scomparsa delle lesioni; che la pulizia ambientale non è stata correttamente eseguita.

     
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0 replies since 13/7/2007, 10:19   5712 views
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